Quando Roma si tinge di giallo

Itinerario

Omicidi politici Roma ne ha visti molti dopo il primo dal quale lei stessa ebbe origine. Il suolo di Roma è intriso di sangue e un delitto in particolare, quello di Caio Giulio Cesare, è diventato modello per ogni altro assassinio commesso per ragioni politiche. La notte tra il 14 e il 15 marzo, Caio Giulio Cesare dormì poco. In mattinata deve presiedere l’assemblea dei senatori, ma non ha alcuna voglia di andarci perché negli ultimi giorni ha avuto strani presagi e, pur non essendo uomo da lasciarsi influenzare dalle superstizioni, i segnali sono stati numerosi e stranamente univoci.

Giulio Cesare

La sera prima è andato a cena a casa di Marco Lepido. Tra i commensali ha scorto Decimo Bruto Albino, che fa parte dei suoi nemici. Questi, alzato il calice in un gesto augurale, gli lancia un’obliqua domanda di sapore filosofico: “Quale sarebbe per te la morte migliore, Cesare?”. Ha risposto con prontezza, com’era suo costume: “Ho letto in Senofonte che il re Ciro, gravemente malato, aveva disposto ogni cosa per i propri funerali. Io non vorrei una morte alla quale ci si possa preparare. La morte migliore è quella improvvisa”. Non tutti i moventi del suo assassinio sono chiari, anche questo fa parte del fascino che l’uccisione di Cesare continua ad esercitare. Circa sessanta persone presero parte alla congiura capeggiata da Cassio Longino e Marco Bruto, nipote di Catone e forse figlio di Cesare.

Forse Cesare presagiva la sua morte in quella mattina di marzo del44 a.C. Mentre si lascia vestire dagli schiavi, entra Calpurnia, sua moglie, che lo abbraccia. È sgomenta, trema. Di nuovo ha sognato che la casa veniva scoperchiata dalla tempesta, ha visto il corpo del marito coperto di sangue. Nonostante le circostanze negative, Cesare ordina che sia portata la lettiga e si avvia verso il Senato. Forse urtata da uno schiavo, la sua statua, collocata accanto alla porta, cade e si spezza. Calpurnia grida, Cesare la ignora e ordina agli schiavi di proseguire.

Arrivati al Senato, i padri coscritti affollano l’emiciclo, una folla spaventosa di novecento persone, quasi tutte presenti per l’occasione. Mentre incede, Tullio Cimbro gli si para davanti, gli afferra la toga e gli chiede perdono per suo fratello. Cesare si volge, attorniato da Cassio, Bruto, Casca, Trebonio, Ponzio Aquila. Cimbro gli stringe le braccia, non è più un’invocazione, è una violenza. Gli altri sguainano le lame e cominciano a colpire. Cesare tenta di reagire e difendersi, si addossa sulla statua di Pompeo per avere almeno un lato protetto e, da quella posizione, scorge il figlio Bruto che sta alzando il pugnale, fa a tempo a pronunciare l’ultimo dei suoi messaggi, consegnando anche questo alla storia: “Tu quoque, fili mi” (Anche tu, figlio mio). Allora si copre il volto con la toga e crolla.

L’itinerario che vi proponiamo inizia proprio dalla tomba di Giulio Cesare, situata nel Foro Romano. La tomba viene ancora oggi visitata da molti turisti, e c’è persino qualcuno che, ancora oggi, lascia un omaggio floreale in memoria del Divo Giulio in ricorrenza dell’anniversario della sua morte. Luoghi di interesse nelle vicinanze sono le piazze ed i resti dei monumenti e degli edifici della Roma Imperiale: il Foro di Augusto, il Tempio della Pace, il Foro di Nerva, il Foro di Traiano.

Una piacevole passeggiata panoramica lungo Via dei Fori Imperiali, nel percorso che vi condurrà alla seconda tappa del nostro itinerario, vi permetterà di vedere l’imponente Piazza Venezia, con il Vittoriano, la scalinata verso il Campidoglio e gli antichissimi Musei Capitolini. Proseguite per via delle Botteghe Oscure, che deve il proprio nome alle attività commerciali e artigiane prive di finestre, e quindi oscure, situate proprio in quella zona.

Ancora qualche metro, ed ecco la seconda tappa del nostro itinerario: benvenuti a via Caetani! Percorrendo questa via, noterete subito la targa in memoria di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana che fu rapito il 16 marzo 1978 dalle Brigate Rosse, e tenuto in ostaggio per ben 55 giorni in un appartamento in via Montalcini, prima che il suo corpo fu ritrovato in una Renault rossa, il 9 maggio, proprio sotto al punto in cui potete osservare la targa in suo onore e a due passi dalla sede del partito comunista.

Aldo Moro

A portare al suo sequestro fu la sua ricerca di un “compromesso storico”, ovvero un dialogo tra il PCI e la DC con la speranza di riuscire a riavvicinare le frange comuniste e di sinistra all’area moderata e centrista. Molti esponenti delle Brigate Rosse furono processati, 32 di essi ricevettero una condanna all’ergastolo, eppure gran parte di essi ad oggi sono a piede libero.

Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro sono le azioni più clamorose perpetrate dalle Brigate Rosse, e ancora oggi sono impresse nella memoria collettiva degli italiani.

Proseguite ora nel vostro percorso come segnalato nella mappa, godendovi le vie del centro di Roma, dalla conformazione caratteristica e pittoresca. Prestate particolare attenzione a via Vidoni, dove troverete la Basilica di Sant’Andrea della Valle, la cui facciata di gusto tardo-barocco fu realizzata da Carlo Rainaldi tra il 1655 e il 1665. All’interno, potrete ammirare la splendida cupola, terza in altezza tra tutte le chiese di Roma, e la volta a botte, affrescata.

Seguendo l’itinerario, vi troverete in seguito a passare attraverso Piazza Navona, una delle piazze più caratteristiche di Roma ed un must per ogni turista che voglia godere a pieno delle mille bellezze della Capitale. Fermatevi ad ammirare la Fontana dei Quattro Fiumi, imponente come sempre anche se è stata recentemente vandalizzata. Il vostro percorso proseguirà fino al Ponte Umberto I, che vi permetterà di attraversare il Biondo Tevere, altro punto di riferimento per chi ama Roma e per chi, visitandola, puntualmente se ne innamora. Il ponte vi condurrà a Piazza dei Tribunali, che varrà la pena di fotografare in tutta la sua bellezza. Proseguendo per piazza Cavour e via Crescenzio, troverete numerosi ristoranti in cui potrete fermarvi per una pausa pranzo. Mi raccomando, occhio all’orologio! Manca ancora poco alla nostra terza ed ultima tappa nella Roma del crimine! A due passi da via Crescenzio, infatti, vi è Via Orazio, che segna la conclusione del nostro itinerario. Qui fu ucciso Mino Pecorelli, nel 1979.

Carmine Pecorelli, detto Mino, era quello che si sarebbe potuto definire un personaggio “scomodo” e controverso. Fondatore, nel 1968, del periodico OP (Osservatorio Politico Internazionale), considerato da alcuni uno strumento di ricatto e condizionamento del mondo politico, il giornalista si occupò di diverse questioni poco chiare del nostro paese e non solo, anticipando di qualche anno lo scandalo dei petroli e facendo intendere più volte di essere a conoscenza di molti dettagli riguardanti il Caso Moro.

Il corpo di Mino Pecorelli nella sua auto

La sera del 20 marzo 1979, Carmine Pecorelli era appena entrato nella sua auto, parcheggiata in via Orazio, non lontano dalla redazione di OP, quando venne raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco, che lo ferirono mortalmente. Quella sera, la vittima si era trattenuta nella redazione insieme a due colleghi che aveva salutato poco prima di dirigersi alla propria macchina, Paolo Patrizi e Franca Mangiavacca. Fu proprio quest’ultima a trovare per prima Mino Pecorelli, in fin di vita, pochi attimi dopo l’accaduto:  passando con la sua automobile attraverso l’incrocio di via Plinio con via Orazio, vide una figura in un impermeabile chiaro accanto allo sportello anteriore della macchina della vittima. Frenò e torno in retromarcia sull’incrocio. La persona con l’impermeabile era sparita, ma la donna riuscì a vedere un’altra figura vestita di scuro ferma all’incrocio opposto. Avvicinandosi alla macchina di Pecorelli, lo trovò sanguinante, in fin di vita.

Le indagini circa la morte di Mino Pecorelli si sono portate avanti nelle direzioni più disparate: trattandosi di un personaggio scomodo, potevano essere numerose le persone interessate a metterlo a tacere. L’uccisione di Mino Pecorelli rimane tuttavia impunita, e difficilmente si riuscirà a scoprire qualcosa di nuovo sul brutale assassinio del giornalista e della rivista OP, che morì insieme a lui, quella sera di marzo, proprio nella via in cui vi trovate ora.

Ed ora, dopo questo lungo percorso tra le memorie di Roma, che ne dite di un po’ di sano shopping? Non è un caso che il nostro itinerario si concluda proprio a Via Orazio, a due passi da Via Cola di Rienzo, famosa via dello shopping nella Capitale.

Non ci resta che augurarvi un buon proseguimento del vostro soggiorno a Roma e… Buone compere!!

Qui potrete trovare la mappa dell’itinerario, con il percorso segnalato in azzurro:

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