Quando Roma si tinge di giallo

Ristoranti

Una città grande e turistica come Roma offre una vasta gamma di ristoranti, dalle pizzerie ai fast food, dalle osterie ai ristoranti di gran classe.

Qui vi proponiamo una scelta di ristoranti che, per i luoghi in cui si trovano ci ricordano di crimini e delitti commessi a Roma.

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Ai Spaghettari

“Annamose a fa ‘na spaghettata!”. Quante volte, giovani e meno giovani hanno sentito (o, nel secondo caso, ricordano con nostalgia) questa frase, lanciata lì in mezzo a un gruppo di amici che, magari dopo una serata passata insieme al cinema, non avevano proprio voglia di tornarsene subito a casa. Ebbene, questo antico ristorante trasteverino (è lì da più di cent’anni) è proprio uno delle “isole” dove possono trovare approdo i “tiratardi” (è aperto fino alle due di notte), per farsi, appunto, una bella spaghettata in compagnia. Spaghettata o altro, s’intende… Purché si tratti di veri piatti romani: rigatoni all’amatriciana, spaghetti alla carbonara, penne all’arrabbiata, pasta e fagioli, coda alla vaccinara, fagioli con le cotiche, abbacchio scottadito. Ma c’è anche pesce. Potete scegliere, per esempio, gli spaghetti allo scoglio, il riso alla crema di scampi, gli scampi gratinati o le mazzancolle “arrabbiate”, la pasta e fagioli con i frutti di mare o una pura e semplice grigliata di pescato. Se poi avete voglia solo di pizza, nessun problema: dal forno a legna ne escono di tutti i tipi.

Ai Spaghettari

Trastevere

Piazza San Cosimato, 58/60

06/5800450

Chiuso: mai

La scelta di un locale situato a Trastevere non è casuale: questo rione di Roma è stato, tra gli anni ’70 e ’80, teatro degli scontri dei membri di diversi clan della Banda della Magliana. L’organizzazione criminale romana, con le sue alleanze, trame e regolamenti di conti ha ispirato il giudice Giancarlo De Cataldo a scrivere Romanzo Criminale. Il romanzo descrive gli intricati traffici che intercorrono tra stato e criminalità negli anni settanta; la lotta tra bande per il controllo dei traffici di droga, prostituzione e gioco d’azzardo nei vari quartieri della capitale; ripercorre inoltre, dal punto di vista della criminalità organizzata, la storia di un decennio d’Italia dal sequestro Moro in poi. Dal romanzo, pubblicato dalla casa editrice Einaudi, è stato tratto l’omonimo film diretto da Michele Placido, e la serie televisiva diretta da Stefano Sollima.

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La Taverna del Ghetto Kosher

La comunità ebraica, com’è ben noto, nella Città Eterna ha radici secolari. Si può dire che i veri “romani de’ Roma” sono proprio loro. E, di conseguenza, anche quando si parla di cibo, il Ghetto ha un posto di assoluto riguardo nella storia cultural – gastronomica di questa città. Questo ristorante continua a coltivare la tradizione, secondo antiche regole, mai troppo apprezzate. Quelle che danno vita a piatti così: carciofi alla giudia, crostini misti, carne secca e rughetta, paté di fegato all’ebraica, puntar elle in salsa di alici. Poi, agnolotti al ragù, tonnarelli con carciofi e bottarga, carbonara “a modo nostro”, tagliatelle al sugo di stracotto, pappardelle con broccoli e salsiccia, bucatini all’amatriciana, zuppa ebraica del giorno. Poi, fritto di cervello di abbacchio e carciofi, braciolette di abbacchio, stracotto di manzo. O, per chi ama il pesce, filetto di tonno alla brace, orata e spigola (al sale, al forno alla griglia), rombo all’acqua pazza, baccalà “alla vecchia storia”. Alla fine, i dolci tipici della tradizione giudaica.

La Taverna del Ghetto Kosher

Portico d’Ottavia

Via del Portico d’Ottavia, 8

06/68809771

Chiuso: venerdì

Erano le 11,55 di sabato mattina 9 ottobre 1982, l’ultimo giorno della festa delle Capanne. I fedeli ebrei escono dalla Sinagoga Maggiore di Roma attraverso il piccolo cancello che si affaccia su Via Catalana, nel cuore del ghetto di Roma. Da lì il 16 ottobre 1943 un migliaio di ebrei romani erano stati spediti nei campi di concentramento nazisti. Tornarono soltanto sedici uomini e una donna, nessuno dei duecento bambini. Quella mattina un terrorista arabo sosta sul marciapiede opposto alla sinagoga, si infila la mano nella sacca, sorride, guarda chi sta uscendo e lancia una granata. Gli ebrei cadono a terra. Poi i terroristi sparano all’impazzata. Trentacinque i feriti. Stefano Tachè, tre anni, è la prima vittima della violenza antiebraica in Italia dalla sconfitta del nazifascismo nel 1945. Il fratello ha ancora una scheggia nell’occhio e i molti feriti ne sopportano tuttora le conseguenze fisiche e psicologiche. L’autore di quell’attentato è Abu Nidal. Il suo storico protettore si chiamava Muammar Gheddafi.

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Cena con delitto

Se davvero volete mettere alla prova le vostre doti investigative, non potete perdere quest’occasione! “Cena con Delitto” organizza periodicamente, in vari locali del nord e centro Italia, cene “alternative”. Non avete soltanto la possibilità di gustare un’ottima cena in un bel locale: potete risolvere un vero e proprio delitto. Fiutate gli indizi, non lasciatevi ingannare dai depistaggi, individuate il movente, l’arma del delitto, ricostruite la scena del crimine e infine arrestate il colpevole!

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Il Fungo

Famosissimo perché svetta su Roma, questo storico ristorante di Roma, in realtà, è costituito da due ristoranti: a quello del quattordicesimo piano, molto esclusivo e dalla vista mozzafiato, si unisce quello del piano terra, che offre servizio bar, pizzeria e osteria.

Al bar del Piano Zero potete fermarvi per un buon caffè, un drink o per un bicchiere di vino, al bancone o comodamente seduti. Il servizio ristorante, invece, è ideale per una pausa pranzo leggera e veloce o per una serata tra amici. Carni alla griglia, selezione di birre artigianali, e tante scelte di pizza fatte con lo speciale impasto lievitato 48 ore e realizzato in collaborazione con “La Scuola professionale di pizza”.

Ristorante Il Fungo

Eur

Piazza Pakistan, 1

06/5921980

Chiuso: mai

Esclusivo e raffinato, il bar del ristorante il Fungo ha fatto da cornice ad uno dei delitti più sanguinosi di tutta Italia: il massacro del Circeo. Fu proprio qui che Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira invitarono Donatella Colasanti e Rosaria Lopez a trascorrere una serata nella villa di Ghira situata sul promontorio del Circeo.  La serata si tramutò ben presto in un incubo: per più di un giorno ed una notte le ragazze furono violentate, seviziate e massacrate. Entrambe vennero drogate. Rosaria Lopez fu portata nel bagno di sopra della villa, picchiata ed annegata nella vasca da bagno. In seguito, i tre aguzzini tentarono di strangolare la Colasanti con una cintura. La colpirono selvaggiamente, ma in un momento di disattenzione dei ragazzi, Donatella riuscì a raggiungere un telefono e cercò di chiedere aiuto. Tuttavia, fu scoperta e colpita con una spranga di ferro. Credendole entrambe morte i tre le rinchiusero nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca. Dopo essere arrivati vicino a casa di Guido decisero di andare a cenare in un ristorante, lasciando la Fiat 127 con le due ragazze in via Pola, nel quartiere “Trieste”. Donatella Colasanti, sopravvissuta per miracolo e in preda a choc, approfittò dell’assenza dei ragazzi per richiamare l’attenzione. Venne udita da un metronotte, in servizio. Subito dopo, la volante Cigno dei Carabinieri fece partire un messaggio-radio cifrato che fu intercettarlo anche da un fotoreporter. Quest’ultimo riuscì a essere presente all’apertura del bagagliaio, mostrando, con le sue foto, l’orrore di cui la ragazza sopravvissuta fu vittima.

Izzo e Guido furono arrestati nel giro di poche ore, Ghira, grazie a una soffiata, non sarà mai catturato. La Colasanti fu ricoverata in ospedale con ferite gravi e frattura del naso, guaribili in più di trenta giorni, e gravissimi danni psicologici. Morì nel 2005.

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